sabato 1 giugno 2013

"Le ragazze di Kabul"

Rita ed io siamo molto diverse, ma oltre ad essere legate dalla nostra amicizia, abbiamo in comune l'amore per i libri di ogni genere. Io preferisco le letture più "rilassanti", quelle che mi fanno distrarre, viaggiare con la fantasia, immaginare luoghi lontani e che mi lascino delle belle emozioni.
"Le ragazze di Kabul" è il titolo del libro che ho appena finito di leggere, come gli altri che lo hanno preceduto, è stato acquistato d'istinto, è bastata un'occhiata alla copertina e al trafiletto iniziale per portarlo via con me e anche questa volta il mio istinto ha suggerito bene.
Narra la storia di due giovani donne, provenienti da mondi diversi ma simili allo stesso tempo, che per uno strano gioco del destino instaurano un'amicizia così profonda da legare le loro vite.
Elsa è un'infermiera americana, che vive in un sobborgo di Boston ed ha alle spalle una vita difficile fatta di lutti e tanti sacrifici per emergere nella professione. Dopo il dramma dell' 11 Settembre 2001, spinta dal desiderio di aiutare chi soffre e forte della sua esperienza in medicina d'urgenza, decide di entrare a far parte di una missione umanitaria in Afghanistan. Dopo numerose ore di volo, un viaggio interminabile da una città all'altra tra le strade polverose di quel luogo angusto e allo stesso tempo affascinante, arriva al villaggio di Bamiyan in cui si trova l'ospedale che è stata chiamata a gestire. In poche ore la vita della giovane cambia radicalmente, ora vive in una casa di fango senza energia elettrica né acqua corrente, indossa pantaloni e casacca lunghi e larghi, sandali di plastica e il tradizionale velo sul capo. Nonostante le nuove abitudini, c'è una cosa alla quale non riesce a rinunciare, ossia un velo di rossetto sulle labbra, che stende di colore diverso a seconda del suo umore.
Ben presto Elsa, grazie alla sua dedizione, alla sua professionalità e al suo gran cuore riesce ad integrarsi con le persone del luogo e con gli unici due medici dell'ospedale, stringe amicizia con Hamid un giovane che si occupa di accompagnarla negli spostamenti da un luogo all'altro del villaggio, con Amina che si preoccupa della cura della sua casa e le prepara i pasti.
Un giorno però Bamiyan, fino a quel momento luogo tranquillo, viene sconvolto dall'esplosione di un autobus proveniente da un villaggio vicino, Elsa e gli altri soccorritori si trovano davanti uno scenario agghiacciante, fatto di morte e di lamiere fumanti e nel quale notano una donna gravemente ferita e in evidente stato di gravidanza. Le vengono prestate tutte le cure possibili in quel contesto di disagio, il suo bimbo viene fatto nascere, ma per lei non c'è nulla da fare. Dalla tasca della sua camicia cade uno stick di rossetto, che Elsa conserva accuratamente sperando che qualcuno possa andare a riconoscerla. In ospedale giunge una giovane donna, chiede informazioni di un'amica che probabilmente viaggiava sull'autobus, Elsa le mostra il corpo martoriato della ragazza e il rossetto che aveva con sé, a lei non rimane che constatare che si tratti della sua cara amica Mariam e quello è proprio il rossetto che lei stessa le aveva regalato ricordo della loro amicizia.
Parween è una giovane afghana, dalla corporatura esile, i capelli corvini e dal carattere ribelle. Da bambina si distingueva dalle sue coetanee perché faceva a pugni con i maschi e si ribellava all'idea di avere un marito, andando contro il volere della madre. Era rimasta orfana del padre, viveva con la madre e i suoi fratelli a casa di uno zio, le piaceva arrampicarsi sulle rocce e andarsi a rifugiare nelle grotte sulla montagna dalla quale poteva ammirare l'intero villaggio. Mariam era la sua migliore amica, trascorrevano intere giornate insieme, fino a quando non fu data in sposa ad un vecchio di un vicino villaggio, che la maltrattò e la regalò ai Talebani per salvarsi la vita. Con l'aiuto di alcune donne la giovane riuscì a fuggire dalle barbarie, vestita da uomo cercò di raggiungere la sua amata Parween a bordo dello sfortunato autobus per salvare se stessa e  la creatura che portava in grembo.
Parween, rimasta vedova del giovane marito per mano dei Talebani e già madre di una bambina, decide di dare una degna sepoltura alla sua cara amica e di crescere come suo il neonato.
Da quel momento tra Parween ed Elsa nasce una forte amicizia, hanno entrambe caratteri forti e coraggiosi, sfidano le convenzioni e i luoghi comuni e sono solidali l'una con l'altra, Parween aiuta Elsa ad integrarsi ancora di più e a conoscere meglio le usanze e la cultura del posto e lei ricambia aiutando la giovane amica a perfezionare il suo inglese.
Elsa fa la conoscenza di un gruppo di soldati americani e rimane affascinata dagli splendidi occhi azzurri di uno di loro, un giovane ingegnere di nome Mike, dal carattere dolce e forte allo stesso tempo,  che ricambia l'interesse per lei.



Grazie all'aiuto di Elsa e Parween anche Mike e il suo collega David vengono a contatto con la gente del posto, partecipano al matrimonio di Amina, sempre riconoscente alla sua amica infermiera di averle fatto conoscere il suo sposo e di averla incoraggiata nonostante una malformazione alla mano che per anni le aveva fatto rinunciare al sogno di una famiglia. Il giorno delle nozze diventa un'occasione di festa e di integrazione, unica occasione per le donne del villaggio di truccarsi e stendere sulle labbra un velo di rossetto.
Elsa decide di regalarne uno alla sua amica Parween, scegliendolo tra quelli che ha messo in valigia, così  il rossetto, questo piccolo vezzo amato dalle donne di culture diverse, diventa un sigillo di amicizia e di complicità.
A Bamiyan si  diffonde la voce che le Nazioni Unite vogliano aprire una scuola,  Parween sarebbe la persona giusta per fare da insegnante, è una delle poche donne del villaggio a saper leggere e contare, conosce l'inglese, è caparbia ed ha tanta voglia di fare e di credere in futuro migliore, così Elsa riesce ad organizzarle un incontro con Johann,  rappresentante delle Nazioni Unite.
La voglia di Parween di dimostrarsi all'altezza del compito la spinge ad andare a cercare un luogo in cui potrebbe sorgere una scuola perlustrando il vicino villaggio di Sattar accompagnata dall'amica e da Hamid. Per non dare troppo nell'occhio Parween si veste da uomo ed Elsa indossa il tradizionale burqua, i tre amici vanno in giro per un villaggio quasi abbandonato, ci sono pochi abitanti, la case sono cumuli di macerie e l'atmosfera è molto diversa da quella piena di vita di Bamiyan. Vengono notati subito e diventano bersaglio dell'attacco dei Talebani, in loro aiuto corre un pastore, che Elsa aveva curato e salvato dalla prigionia , così inizia una corsa disperata per trovare rifugio in una casa abbandonata. Ma Parween non corre in salvo, nutre un odio profondo per i Talebani, le hanno ucciso il padre e il giovane marito per essersi ribellati ai soprusi, ha poco più di vent'anni ma ha vissuto così tante tragedie da non aver paura di nulla, così decide di nascondersi su un albero sperando al momento opportuno di potersi scagliare contro loro armata di coltello.  Mike e David, di ritorno da un pattugliamento, vengono a sapere del viaggio dei tre amici, Sattar è una zona ad alto rischio così decidono di raggiungerli. Seguono il rumore degli spari, cercano di avvicinarsi alla casa dalla quale qualcuno cerca di difendersi, d'un tratto un giovane salta giù da un albero quasi travolgendoli, questo trambusto attira l'attenzione dei Talebani che iniziano nuovamente a sparare ferendo mortalmente il ragazzo e dal suo turbante  esce una lunga ciocca di capelli scuri che fa capire loro che si tratta di Parween. Inizia uno scontro a fuoco, Mike e David vengono colpiti, Hamid nella casa diroccata rimane ucciso e quando tutto sembra più calmo Elsa si trova davanti ai cadaveri dei suoi cari amici David e Parween.  Mike è ferito ed in pericolo di vita, Mohammed lo carica su un carro insieme ai tre corpi esamini, li conduce fino alla casa della propria sorella dove potranno rimanere nascosti. Escogitano un piano per tornare a Bamiyan, dove Mike riceverà le prime cure per poi essere trasportato in un ospedale americano.
Nel villaggio si diffonde subito la voce di quanto accaduto, di quanto sia stata forte e coraggiosa Parween, una giovane donna in grado di ribellarsi ed affrontare il nemico, qualcuno pensa sia lei la leggendaria donna travestita da uomo che si aggirava tra le montagne in sella al suo cavallo per combattere i Talebani.
Dopo l'imprudenza commessa, Elsa viene rimossa dal suo incarico, saluta gli amici e la famiglia della sua amata Parween. I bimbi sono cresciuti e le vogliono bene, per Elsa salutarli è straziante, perché vede in loro la sua cara amica, prima di dirgli addio decide di donare alla piccola Zahra l'ultimo dei suoi rossetti, segno ormai di un'amicizia talmente forte da sfidare la morte.
Elsa abbraccia per l'ultima volta i bambini del villaggio, quegli stessi bambini che al suo arrivo la guardavano con sospetto e curiosità ora piangono e le chiedono di tornare a trovarli. Sa di non essere più la timida infermiera arrivata l'anno prima, è diventata una donna forte e coraggiosa, ha vinto le sue paure, ha vissuto nuove gioie e grandi dolori. Prende l'aereo che la riporta in America dal suo Mike, lasciandosi alle spalle un'esperienza che l'ha cambiata per sempre e consapevole che il coraggio della sua cara amica Parween verrà narrato a lungo tra la gente di Bamiyan.

 
Le ragazze di Kabul
di
Roberta Gately
 
 
E' un racconto ricco di dettagli, vengono descritti in modo accurato i paesaggi e i personaggi, ci si immerge del tutto in questa questa straordinaria storia, ma ciò che mi ha più colpito è il coraggio di due giovani donne, così forti da riuscire a cambiare le proprie vite, la loro capacità di stringere un'amicizia profonda e sincera nonostante le differenze culturali e lo scenario di odio e guerra che le circonda. Leggendolo si spera in un lieto fine, ma ci si scontra con la difficile realtà di un popolo vittima di anni di soprusi, ci si commuove davanti al dolore per la perdita di cari amici e si impara a non dare nulla per scontato.... anche il rossetto, che per noi donne spesso è un'abitudine quotidiana, per altre è invece una rarità da concedersi in un'occasione di festa e in questo racconto assume un grande valore simbolico, viene regalato da un'amica ad un'altra come emblema di amicizia e di coraggio.
ele

1 commento:

  1. Che bella storia (triste al punto giusto :-)!) ...è strano come un banale oggetto (il rossetto) a volte possa nascondere un significato così profondo...mi ha colpito! questo libro sarà presto nella mia libreria :-)!ci vediamo presto cara e questa volta il caffè non sarà virtuale...

    BACI

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